La prima attestazione di un insediamento umano nella zona di Calascio risale all’età del ferro. Come nell’area del Colle della Battaglia, anche qui è emerso un recinto difensivo italico, sul Monte delle Croci, costituito da muri a secco e fossati concentrici. Nel IV secolo a.C. il territorio di Calascio entra nell’orbita romana. Il toponimo compare per la prima volta in un documento del Chronicon Volturnense (779) che fa riferimento alla contesa tra gli uomini di Carapelle e il monastero di San Pietro ad Oratorium. Le prime notizie su Calascio si hanno nei secoli X e XI, e figura tra i possedimenti dei Berardi, Gran Conti dei Marsi. Intorno alla metà del XII secolo nasce Roberto da Calascio, figlio di Ruggero, Conte di Andria, uno dei personaggi più illustri del periodo normanno, candidato alla successione di Guglielmo II d’Altavilla.  Le terre della Baronia di Carapelle, compresa Calascio, dopo il dominio Svevo e Angioino, nel 1384 sono assegnate a Pietro, Conte di Celano. Nella seconda metà del Quattrocento appartengono ai Piccolomini, che governano fino al 1579, anno in cui il potere passa nelle mani dei Medici. Intorno alla metà del XVIII secolo, Calascio, con tutta la Baronia di Carapelle, diventa parte del Regno Borbonico fino all’Unità d’Italia. 

Rocca Calascio, situata ad un’altitudine di 1464 m., rappresenta per la sua coerenza d’impianto e per l’accuratezza costruttiva, una delle più interessanti strutture militari difensive. Presenta una pianta quadrata con torrioni circolari agli angoli e un maschio centrale quadrato. Alcuni studiosi considerano quest’ultimo preesistente al resto del complesso, per le caratteristiche proprie di una torre d’avvistamento medievale. Da torre, si sarebbe trasformata nell’attuale rocca nel corso del XV secolo. Nel basamento della torre centrale quadrata si apre l’ingresso che, come per altre torri d’avvistamento isolate, è sopraelevato rispetto al piano di calpestio della corte interna. Le torri cilindriche sono fortemente scarpate e presentano feritoie ad arciera con sottostante archibugiera circolare. La rocca, posta all’estremità più alta, a dominio della valle del Tirino e della Piana di Navelli, ha svolto un’importante funzione di sorveglianza del percorso fratturale aquilano, ruolo strategico che aumenta nella seconda metà del Quattrocento, quando la fortificazione, a lungo legata alla Baronia di Carapelle, passa sotto il dominio dei Piccolomini.  Sotto alla rocca vera e propria, separate da un fossato, si individuano diverse abitazioni che costituivano l’antico borgo di Rocca Calascio. Ben conservata è anche la chiesa ottagonale della Madonna della Pietà, costruita nel 1451. Nel borgo di Calascio si trovano anche diversi edifici sacri: la chiesa parrocchiale, il convento e la chiesa di S. Maria della Grazie, che conserva un dipinto di Cesare Giulio Bedeschini, la chiesa di S. Carlo Borromeo, la chiesa di S. Antonio Abate e la chiesetta di S. Leonardo. Quest’ultima, utilizzata come ospizio durante le pestilenze, presenta all’interno un interessante ciclo di affreschi e una splendida scultura di San Leonardo.

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